In precedenza abbiamo già messo in luce la stretta correlazione che intercorre tra denti e postura e come qualsiasi tipo di imperfezione, in primis denti storti e malocclusioni, possa portare a disturbi alla testa, al collo e perfino alla schiena. In tali situazioni un approccio interdisciplinare, che prevede l’intervento congiunto sia del dentista che dell’osteopata, è la soluzione migliore per risolvere completamente questi dolorosi fastidi. Anche nelle terapie ortodontiche l’osteopatia può essere d’aiuto. In determinati casi infatti il solo apparecchio dentale può non essere sufficiente. Vediamo perché.
La causa è a “monte”!
I denti possono trovarsi in una posizione scorretta a causa di anomalie legate al funzionamento del meccanismo craniale. In queste situazioni senza un intervento dell’osteopata per cercare di migliorare e regolare questa funzione, c’è il rischio oggettivo che la sola terapia ortodontica non riesca a mantenere i risultati raggiunti, prorprio perché in origine vi è una problematica craniale che obbliga il sistema a tornare in disfunzione. Di conseguenza, non agendo fin da subito sulla causa ma solo sull’effetto visibile (in questo caso i denti non allineati), una volta rimosso l’apparecchio può verificarsi una recidiva del lavoro del dentista.
Prima e dopo
In particolare se si tratta di un bambino non più tanto piccolo, l’intervento osteopatico è quello da cui partire per liberare e correggere tutto quello che è possibile, ossia rilasciare le strutture craniali e quindi far sì che esse oppongano anche meno resistenza. Questo comporta anche una significativa riduzione nei tempi del terapia ortodontica.
E’ consigliabile quindi che l’osteopata segua il paziente durante tutto il trattamento ortodontico, anche per aiutare il sistema corporeo ad adattarsi allo stress che impone l’apparecchio. Al momento della rimozione dello stesso, sarà poi altrettanto importante rivedere il bambino (o l’adulto), per riarmonizzare il sistema craniale e posturale generale.
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