Spesso ci rechiamo dal dentista per un controllo di routine o per qualche piccolo disturbo e la maggior parte delle volte si viene a scoprire di avere uno o più denti cariati. La carie è una vera e propria aggressione batterica che in una fase iniziale contamina e demineralizza lo smalto e la dentina, quindi i tessuti duri, successivamente, se non curata, progredisce andando a colpire anche il nervo. In questo ultimo caso è necessaria la devitalizzazione del dente, ma di cosa di tratta e come progredisce il processo carioso?
Fase iniziale: nessun dolore
Effettuare controlli periodici dallo specialista odontoiatra è di fondamentale importanza. Con l’ausilio di radiografie e metodiche specifiche infatti, è in grado di rilevare anche la presenza di lesioni cariose allo stato iniziale.
Fintanto che il processo carioso coinvolge lo smalto dentale, il paziente non presenta alcun dolore o sensibilità. Solo durante una visita accurata si può confermare o meno la presenza di infezioni dentali.
Seconda fase: primi campanelli d’allarme
Successivamente, quando la carie attraversa il confine smalto-dentinale, si manifestano i primi disturbi come ipersensibilità alla masticazione o all’acqua fredda, indolenzimento soprattutto in posizione sdraiata. Questo avviene perché all’interno del tessuto dentinale sono presenti dei microscopici tubuli (detti dentinali) attraversati da fibre odontoblastiche (fibre di Tomes) deputate al nutrimento e alla sensibilità del dente.
In questa fase la sensibilità pur essendo molto fastidiosa, risulta essere totalmente recuperabile dal dentista che provvederà a eliminare il tessuto contaminato dai batteri della carie e sostituirlo con un’otturazione o con una corona protesica.
Terza fase: cura canalare
Se il dente non viene trattato in precedenza, la contaminazione batterica procede il suo cammino arrivando fino al pacchetto vascolo-nervoso del dente provocando la cosiddetta “pulpite”, cioè l’infiammazione del tessuto pulpare del dente. Questa fase è molto dolorosa per il paziente che riferisce la tipica sensazione di “dente che batte”.
Quando i batteri giungono a contaminare il nervo del dente, la terapia odontoiatrica prevede la rimozione del tessuto pulpare (terapia canalare) e la ricostruzione attraverso perni di rinforzo o corone protesiche (capsule). Quest’ultime, proteggono il dente devitalizzato che senza il nervo è ovviamente più fragile e sensibile.
Le moderne tecniche di devitalizzazione di un dente vitale e quelle di asportazione di tessuto pulpare contaminato, quindi necrotico, prevedono l’utilizzo di apparecchiature in grado di decontaminare e disinfettare la radice del dente nel massimo rispetto delle strutture adiacenti, al fine di conservarne la struttura il più possibile.
Meglio prevenire che devitalizzare
La carie è un’infezione progressiva, per questo motivo una diagnosi precoce risulta essere il fattore più importante per salvaguardare al meglio la salute del cavo orale.
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